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Erodoto, Storie-Libro VIII 78-86, Greco

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Ganon 93
view post Posted on 28/4/2010, 18:09     +1   -1




TRADUZIONE Erodoto Storie, Liber VIII 78-86.

78, 1. Tra i comandanti a Salamina c'era un grande contrasto di pareri. Non sapevano ancora che i barbari li stavano circondando con le navi, ma credevano che fossero sul posto dove li avevano visti schierati di giorno.

79, 1. Mentre i comandanti erano riuniti, giunse da Egina Aristide figlio di Lisimaco, ateniese, che era stato ostracizzato dal popolo, e che io, conoscendone i costumi, penso sia stato in Atene il cittadino migliore e il più giusto. 2. Costui, presentatosi al consiglio, fece chiamare Temistocle, che non gli era amico, ma addirittura molto ostile; dimentico di questo per la gravità delle circostanze, lo fece chiamare, volendo incontrarsi con lui. Aveva sentito dire che i Peloponnesii avevano fretta di salpare verso l'Istmo. 3. Quando Temistocle gli venne incontro, Aristide gli parlò così: «Noi dobbiamo contendere, in tutte le circostanze e tanto più ora, riguardo a chi di noi beneficherà maggiormente la patria. 4. Io sostengo che per i Peloponnesii ha lo stesso valore discutere molto o poco sulla partenza da qui. Ti dico, infatti, perché ne sono stato testimone oculare, che ora i Corinzi e lo stesso Euribiade non saranno in grado di andar via neppure se lo vorranno: siamo infatti completamente circondati dai nemici. Entra dunque e da' loro la notizia».

80, 1. Così gli rispose Temistocle: «Ottimo è il consiglio che dai e buone notizie hai portato. Infatti, quello che tu hai visto è quanto io desideravo che avvenisse. Sappi che i Medi agiscono per mio suggerimento. Dato che i Greci non erano disposti ad andare spontaneamente alla battaglia, bisognava costringerli. Tu, dal momento che sei venuto a portare la buona notizia, dalla tu stesso a loro. 2. Se infatti l'annuncio io, sembrerà che inventi e non riuscirò a persuaderli, convinti come sono che i barbari non fanno nulla di questo. Presentati tu stesso e comunica come stanno le cose. Quando lo avrai fatto, se essi ti crederanno, meglio così, se invece non ti credono, per noi sarà lo stesso; non potranno più fuggire, se è vero che siamo circondati da ogni parte, come tu dici».

81. Aristide si presentò e fece il suo rapporto, affermando di essere arrivato da Egina e di essere sfuggito a stento agli assalitori, sottraendosi alla loro attenzione; perché tutta la flotta greca era circondata dalle navi di Serse; e li consigliava di prepararsi alla difesa. Dopo che egli parlò e si ritirò, ricominciarono le discussioni: la maggioranza dei comandanti infatti non prestava fede alla notizia.

82, 1. Mentre essi erano increduli, sopraggiunse una trireme di disertori tenii, comandata da Panetio figlio di Sosimene, la quale portò appunto tutta la verità. Grazie a questo i Tenii furono iscritti sul tripode a Delfi tra coloro che cooperarono alla sconfitta del barbaro. 2. Con l'arrivo a Salamina di questa nave di disertori e con il precedente arrivo all'Artemisio della nave lemnia, la flotta greca raggiunse il numero di trecentottanta navi; allora infatti ne mancavano due al numero.

83, 1. I Greci, convinti infine della notizia, si preparavano, alla battaglia. Apparve l'aurora ed essi indissero l'assemblea degli epibati. Per tutti parlò in modo acconcio Temistocle. Tutto il suo discorso si risolse nel contrapporre ciò che di c'è buono e ciò che di cattivo c'è nella natura e nella condizione umana. 2. Li esortò a scegliere il buono, concluse il suo discorso e diede l'ordine di salire sulle navi. Essi salivano, ed ecco che giunse da Egina la trireme che era andata a prendere gli Eacidi. Allora i Greci mossero tutte le navi. Mentre si muovevano, i barbari furono all'improvviso loro addosso.

84, 1. Mentre gli altri Greci arretravano le prue e si dirigevano a terra, l'ateniese Aminia di Pallene slanciatosi avanti assalì una nave. La sua nave venne uncinata e non potevano staccarsi; allora gli altri, correndo in aiuto di Aminia, iniziarono la battaglia. 2. Gli Ateniesi dicono che questo fu l'inizio, mentre gli Egineti sostengono che a cominciare fu la nave che era andata a Egina a prendere gli Eacidi. Si dice anche che apparve loro un'immagine di donna, che li incitò in modo da essere udita da tutta la flotta greca, dopo aver prima rivolto questo rimprovero: «Sciagurati, fino a quando arretrerete le prue?».

85, 1. Di fronte agli Ateniesi stavano schierati i Fenici (costoro occupavano l'ala orientata verso Elensi e l'occidente), di fronte agli Spartani gli Ioni, i quali occupavano l'ala verso oriente e il Pireo. Di questi ultimi, pochi si comportarono da vili, secondo le raccomandazioni di Temistocle, la maggior parte no. 2. Potrò citare i nomi di molti trierarchi che presero navi greche, ma non lo farò tranne che per Teomestore, figlio di Androdamante, e per Filaco, figlio di Istieo, ambedue samii. 3. Faccio menzione solo di questi due, perché Teomestore divenne per questa impresa tiranno di Samo su designazione dei Persiani, e perché Filaco fu iscritto tra i benefattori del re ed ebbe in dono molta terra. I benefattori del re si chiamano in persiano orosangai.

86. Così fu di costoro. La maggioranza delle navi a Salamina fu messa fuori combattimento, parte dagli Ateniesi, parte dagli Egineti. Infatti, dato che i Greci combattevano in ordine e secondo lo schieramento, mentre i barbari non lo rispettavano e agivano in tutto senza criterio, doveva capitare loro quello che appunto accadde. Eppure quel giorno furono molto più valorosi di quanto lo erano stati dinanzi all'Eubea: tutti pieni di zelo e timorosi di Serse, e ciascuno convinto che il re avrebbe guardato proprio lui.

 
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