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La leggenda di Sohria - Fuoco, fulmini, Seidirèe, 7° capitolo romanzo fantasy online

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view post Posted on 23/1/2012, 10:58     +1   -1




Arohn, Seth e Cohd erano riusciti a scappare da un assalto di creature abominevoli nella città di Kikkàvuru. In seguito, forzati dall’imperversare di una tempesta di sabbia, avevano intrapreso il cammino per la vicina Seidirèe, tappa sconsigliata da Cohd, punto di riferimento per la maggior parte dei viaggiatori del deserto. Sconvolti e affaticati dalle più recenti vicissitudini, erano arrivati a mettere in dubbio il senso di ogni loro singolo passo. Nelle loro menti si facevano inoltre strada le domande più disparate: sarebbero riusciti a scappare dalle grinfie del min’kiàdolore? Avrebbero trovato una spiegazione al misterioso attacco delle truppe scheletriche? Perché quelle creature stavano cercando loro? Perché volevano catturarli? Quale ruolo aveva Marcor in tutto questo? Arohn era davvero pieno di pulci come diceva, oppure stava solo scherzando?
“Quindi nessuno sa cos'erano quegli esseri?” chiese Seth, con lo sguardo rivolto all'orizzonte.
“Non ne ho idea” ammise Cohd, mentre intingeva un sacchettino di stoffa in un ampolla, nella quale aveva prima versato dell'acqua.
Si trovavano all'ombra di una duna di sabbia. Avevano deciso di fermarsi lì e rifocillarsi un po', per poi riprendere il viaggio verso Seidirèe senza interruzioni.
“Forse erano anime di soldati morti...” ipotizzò Arohn, tirando della carne salata fuori dalla casacca appesa al suo lamu.
“Partendo dai tuoi presupposti”, Cohd fece una pausa per bere dall'ampolla, “potrebbero essere qualsiasi cosa”.
“Ma che cosa stai facendo?” gli chiese Arohn.
“Sto bevendo l'infuso che ho preparato” rispose lui, con aria indifferente.
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“Non sarai mica uno di quelli che mischiano le erbe fra loro, le bevono, e poi dicono di vedere nuovi mondi, o di poter predire il futuro?”.
“No, non sono uno di quelli. Questa serve soltanto a calmarmi un po'. Ne volete?” chiese Cohd.
“No, grazie” rispose Seth.
“No, ne faccio a meno. Ma tu ci credi a questa cosa dei mondi alternativi? Cioè, secondo me è impensabile che si possano vedere dei luoghi bevendo un qualcosa, eppure molti dicono che è così, e poi raccontano di cieli con un sole soltanto, di viaggi tra le stelle, di carri che si muovono senza essere trainati. Dico io: com'è possibile?” disse Arohn, per poi dare un morso alla fetta di carne che teneva in mano.
“In effetti sono cose un po’ assurde: pare difficile che siano vere, no?” rispose Seth, ‘e se Cohd non la pensasse così?’.
“Le sostanze di cui parli servono solo a offuscare la mente” confermò Cohd, sorseggiando il suo infuso con mano incerta, “sarebbe bello pensare che anche quanto abbiamo visto noi a Kikkàvuru sia solo un frutto della nostra immaginazione”.
Arohn si grattò la barba con vigore.
“Puoi dirlo forte. E' davvero molto strano. Non avevo mai sentito parlare di cose del genere” ammise.
‘Nessuno sembra sapere niente di quelle creature’ rifletté Seth, ‘e se invece si trattasse di una qualche stregoneria imperiale, e stessero evitando di parlarmene per qualche motivo preciso? Tutto è possibile, ma come faccio io a capirne qualcosa? Per adesso però devo fidarmi di loro...’.
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“Io direi che dovremmo ricominciare a camminare: non vorrei ci avessero seguito fin qui” cominciò Cohd, alzandosi in piedi, “in ogni caso, prima arriveremo a Seidirèe, meglio sarà. Abbiamo già perso abbastanza tempo stanotte, a vagare alla cieca per il deserto”.
Il Camaleone, che si stava arrampicando sulla sua spalla, arrotolò la coda a strisce verde chiaro e verde scuro, e si strinse con tenacia alla sua giacca.
“Hai ragione, meglio non indugiare oltre” assentì Seth.
Così si rimisero in marcia. Impiegarono molto tempo per girare attorno al monte, ai piedi del quale sorgeva la rigogliosa Seidirèe. Piano piano cominciarono a scorgere i vari tratti della città: i primi ad apparire ai loro occhi furono le ruote dei mulini ad acqua, e lo scintillare del fiume Lele, poi seguirono il verde dei campi coltivati, le varie case, e le altre strutture più consistenti. Seidirèe era da sempre stata annoverata tra i luoghi più accoglienti del deserto: l'ombra del monte e la vicinanza dell'acqua erano tra i fattori determinanti del clima mite, capace di giovare in modo considerevole alla vita di persone, animali e piante. Inoltre, l'abbondante presenza di quarzo nel sottosuolo, alle pendici del monte, aveva reso la città un importante sito di estrazione per l'intero continente: consistenti quantità di minerale venivano ricavate dalle profondità della roccia per poi essere trasportate alla vicina zecca della città di Morado, e trasformate in rupie. Da lì, un sistema di trasporti di proprietà imperiale provvedeva a metterle in circolazione in ogni angolo del deserto.
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“Finalmente. In vita mia non avevo mai visto questo posto” disse Arohn, affascinato dal panorama cittadino.
“Mai? Io sono già stato qui nel mese della luce di tre anni fa” disse Cohd.
“Io sono venuto qua qualche volta in passato per delle commissioni” disse Seth, attento a tendere le redini ad ogni deviazione del lamu.
“La gente viene qui per tanti motivi diversi” cominciò Cohd, “intanto si può mangiare dell'ottima frutta fresca, prelevata dalle piantagioni che sorgono tutt'intorno al fiume. Poi i mercanti possono comprare degli arbusti di papiro a buon mercato, per rivenderli alle copisterie, che li usano per fabbricare la carta. Inoltre è una grande città, capace di offrire molti servizi, e si trova al centro dei tragitti di molti viaggiatori: per questo è sempre così affollata”.
“La carta dici? Per questo è così prosperosa” dedusse Arohn.
Arrivati alle porte della città, si resero conto che le forme di strutture e palazzi non si discostavano molto da quelle viste in precedenza a Kikkàvuru: soltanto i colori erano più accessi e vividi, come a sottolineare l'atmosfera florida ed energica che caratterizzava l'intera grande oasi. Inoltre, non tutti lì giravano coperti da capo a piedi dai mantelli: era evidente che ci fossero usanze piuttosto diverse.
Appena entrati, decisero di dirigersi verso la prima taverna sulla via, per mettere qualcosa sotto i denti.
“E se il min’kiàdolore arrivasse mentre siamo ancora qui?” chiese Seth, mentre legava il suo lamu a una recinzione di pietra.
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“Potrebbe accadere” cominciò Cohd, intento a stringersi la fibbia dello stivale, “ma abbiamo poco da fare al momento. E poi penso che anche voi abbiate voglia di qualcosa di fresco e nutriente da mangiare”.
“Puoi dirlo forte! Forza, andiamo verso quella tavola calda” li incalzò Arohn, indicando l'edificio di pietra rossiccia alla loro immediata sinistra.
Entrarono. La sovrabbondanza di clienti faceva apparire il locale molto più piccolo di come doveva essere in realtà. I tre si sedettero su dei sacchi di stoffa ripieni, e condivisero la tavolata con due anziani individui che si trovavano già lì.
“Non sono abituato a sedermi su questi «cuscini»” confessò Cohd, dondolando sul suo sacco.
“Noi dell’impero siamo abituati con sedie e sgabelli” spiegò Arohn a Seth.
“Io non mi sono mai seduto su sedie o sgabelli. Devo dire che però ho sempre trovato questi sacchi molto comodi” rispose lui.
“Corpo di mille fgagfuieshauh! Qualcuno ha forse parlato di sedie e sgabelli?” gridò in mezzo alla confusione generale uno degli uomini anziani con cui Arohn, Seth e Cohd condividevano il tavolo.
Seth guardò l’anziano uomo con occhio indagatore, e si chiese: ‘chi è? Parla con noi? Cos’è uno fgagfuieshauh?’.
“Sì, ne parlavamo noi” rispose poi Arohn.
“Per i venti del Kasuariiiiii! State parlando con due vecchi avventurieri che la sanno lunga su sedie e sgabelli!” esclamò il vecchio barbuto, spalancando l'occhio destro, e mostrando i denti storti e giallastri dietro un sorriso compiaciuto.
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“Proprio così!” ribadì l’altro uomo anziano, seduto accanto al suo compare.
‘Va bene, ho capito: sarà meglio mangiare in fretta e andarcene’ pensò Seth.
“Ahahah! Ma non vi voglio annoiare con le nostre storie di sedie e sgabelli, ahahah! Parliamo piuttosto: avete l’aria di essere stranieri affamati, o mi sbaglio?” chiese il vecchio barbuto.
“Sì, lo siamo: è da diversi giorni che vaghiamo per il deserto” rispose Arohn.
“Un viaggio nel deserto dite? Per la coda di tutti i min’kiàdolore, si vede! Sembrate proprio esausti” cominciò il vecchio dalla barba bianca.
“Scusi, cos'ha detto?” lo interruppe Cohd.
“Che sembrate esausti! Avete certe facce...” disse il vecchio.
“No, intendevo dire: sapete cos’è un min’kiàdolore?” chiese Cohd.
“Per la barba di mia nonna, Kiven! Ci chiedono se sappiamo cos’è un min’kiàdolore, ahahah!”, il vecchio barbuto scoppiò a ridere, subito seguito dal suo canuto compare.
“Voi chiedete a noi se sappiamo cos’è un min’kiàdolore, quando siamo stati noi ad avvistare il primo min’kiàdolore!”, il vecchio barbuto continuò a sghignazzare.
“Ma il primo è stato avvistato molti anni fa” osservò Cohd.
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“Eravamo molto giovani a quei tempi, sì sì! Ma, per la perversione del gatto di mia zia, me lo ricordo come fosse ieri: osservavamo i cieli, sdraiati all’ombra di un colle, in compagnia di alcune fanciulle, quando all’improvviso, avvistammo quella creatura alata dai fuggevoli tratti” cominciò il vecchio barbuto, in tono incalzante, “in quel momento non sapevamo ancora quali danni avrebbe causato in futuro alla nostra città, e non potevamo nemmeno immaginare che avremmo dovuto affrontarla di persona”.
“Io, lui, e un nostro amico, uno sciamano molto esperto, affrontammo il min’kiàdolore a tu per tu!” intervenne l’anziano compare.
“Esatto! E penso che senza l'aiuto del nostro saggio amico per noi non ci sarebbe stato scampo, poiché quella creatura combatté come un vero demone! Era potentissima, agilissima: pressoché invincibile! Possedeva una sola debolezza: il ghiaccio!” affermò il vecchio barbuto, chiudendo un occhio, e increspando le labbra ruvide in una smorfia.
“E le mie unghie!” esclamò Arohn, ridacchiando.
Cohd e Seth si scambiarono un’occhiata dubbiosa.
‘Qui il discorso sta davvero degenerando’ pensò Seth, ‘ma stanno solo raccontando idiozie, o c'è qualcosa di vero in quello che dicono?’.
“In che senso il ghiaccio?” chiese Cohd.
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“Sapete, no? Esistono due tipi di maghi: quelli che sono portati per il comando di fuoco, vento, elettricità, che sono capaci di spostare oggetti con la forza del pensiero, e di curare le ferite, e gli altri, aventi doti più rare, che sono in grado di padroneggiare le evocazioni, il teletrasporto, l'oscurità, e il ghiaccio” rispose il vecchio, “il nostro compagno faceva parte della seconda categoria, ma aveva una naturale predisposizione solo per il teletrasporto e il dominio del ghiaccio: dicono che ogni mago riesce a praticare un numero limitato di incantesimi”.
“E' fu così, che grazie alla sua magia, riuscimmo a sopraffare la creatura. Ma, vi assicuro, la potenza del min’kiàdolore è nulla in confronto a quella del daskagon” cominciò il suo canuto compare.
“daskagon? Intendi uno dei tre draghi leggendari?” chiese Seth, ‘non sono in molti a conoscere questa creatura: è citata pochissime volte nella mitologia antica’.
“Proprio così!” rispose il vecchio, “molti lo ritengono solo una leggenda, o il frutto dell'immaginazione sovreccitata di qualche svitato, ma io posso assicurarvi che esiste! L'ho visto con i miei occhi! Giuro sulla vita del mio amico Kiven!”.
“Mi fido della tua parola, vecchio cagnaccio” disse l'anziano compare, in tono affettuoso.
“Mi dovete credere amici: nulla è più impressionante di quell'essere! Un enorme rettile alato, del colore della notte, dal corpo macchiettato di fiamme azzurre. C'è chi dice che nei suoi occhi si possa scorgere la morte ancora prima che essa arrivi, e alcuni sostengono che sia lo spettro di un
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drago esistito molti anni fa. Molti sono convinti che esso non esista, ma io so la verità: esiste eccome! Esce allo scoperto nelle notti di luna crescente, nel mese dei sogni. Quando l'avvistai, mi trovavo nei pressi del villaggio abbandonato di Nabell. Ricordo ancora che mi avvicinai al vecchio cimitero locale, poco prima di ripartire, e lì, dopo aver accesso la mia pipa, alzai gli occhi al cielo, e lo vidi: solcava i cieli, muovendosi con terribile eleganza tra le stelle. Rimasi sconvolto. Mi sembrò come di essere entrato in contatto con una divinità: quella creatura aveva qualcosa di divino”.
Cohd, Seth ed Arohn erano rimasti ad osservarlo con sguardi intrisi di scetticismo, molto simili fra loro.
‘Daskagon’ pensò Cohd, ‘Che ignoranza sconvolgente’.
“Sì, ma di divino rimarrà poco nel mondo se Gangiorg continua così” aggiunse Kiven, il vecchio dalla barba bianca.
“Già, quel Gangiorg! Vorrebbe unificare tutto il mondo sotto la sua bandiera, e si sa: unica bandiera, unica religione. Io non credo negli dei, ma penso che Gangiorg dovrebbe lasciare a ognuno il proprio: non può imporre la religione della luce a tutti i paesi che finiscono sotto il suo protettorato solo perché è la «religione ufficiale imperiale», ovvero, in realtà, l'unica consentita” protestò il vecchio.
“Già, è proprio vero. Mia nipote è sacerdotessa al tempio del fuoco di Barbekiù, ed è testimone del fatto che rimane sempre meno spazio per loro nel mondo. Non è giusto, mettere in pericolo così la fede della gente” disse Kiven.
“Già, Gangiorg...” cominciò Arohn, per presto interrompersi.
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“Gradite delle leonore?” chiese una cameriere riccioluta, apparsa all'improvviso.
“Sì, gradisco eccome!” rispose Arohn, prendendo dal vassoio che reggeva in mano uno dei frutti rotondeggianti, di colore rosa-arancio.
“Puoi passarne una anche a me?” chiese Cohd, ‘ho un certo languorino...’.
Arohn gliele porse, e anche Seth ne arraffò alcune.
“Leonore, eh? Certo che per voi stranieri sembrerà meraviglioso il loro sapore dolce e delicato. Anche noi che ci siamo abituati le gustiamo con piacere. Mio fratello possiede qualche albero di leonore in un terreno qui vicino” raccontò il vecchio barbuto.
“Sono ottime” decretò Arohn, dopo averne divorata una.
“Comunque, il dominio di Gangiorg sull'impero rappresenta un pericolo per l'intero continente” disse Seth.
“Sì, e il suo regno si estenderà ancora, temo, forse finché non morirà, o finché il leggendario Sohria non lo distruggerà per intero” continuò il vecchio barbuto.
“Sohria?” chiese Seth.
“Il leggendario Sohria!” lo corressero in coro i due vecchi.
“Credo di avere già sentito questo nome da qualche parte, ma non mi dice nulla di preciso” disse Seth, come per scusarsi.
“Non mi stupisco” cominciò il vecchio, “non sono in molti a conoscere questo tipo di leggende”.
“Noi però le conosciamo: avete avuto proprio fortuna a incontrare due come noi, vero Phelpas?” disse Kiven.
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“Parli bene Kiven, parli bene!” rispose Phelpas, il vecchio barbuto.
“Proprio una vera fortuna” sussurrò con ironia Cohd, ormai stanco di ascoltarli.
“Vedete, alcuni antichi testi sostengono che, un tempo, un potente e malvagio demone distrusse il mondo, per ricostruirlo e dare origine alla vita così come la conosciamo oggi” spiegò Kiven.
“Quel demone di cui narrano questi racconti non è altri che il leggendario Sohria” lo interruppe Phelpas.
“Si dice sia stato intrappolato da sette grandi eroi in un antico tempio, eretto in un angolo sperduto del deserto, al fine di tenerlo prigioniero per l'eternità” aggiunse Kiven.
“Alcuni pensano che, ancora oggi, dal buio del suo nascondiglio, adeschi gli esseri umani più valorosi, per poi cibarsi delle loro anime” disse Phelpas.
“Ho anche sentito che qualcuno è convinto ci siano delle forze che si stanno radunando per liberarlo dalla sua prigionia” disse Kiven.
“A me sono giunte voci riguardanti una congrega, una setta: pensano che, se il demone tornasse in libertà, la fine del mondo si ripeterebbe una seconda volta” aggiunse Phelpas.
“Inquietante prospettiva” li interruppe Cohd, “spero davvero che nulla di questo accada” disse, con malcelato sarcasmo.
“Per tutti i lumini, ragazzo, c’è forse qualcosa che non va?” chiese Phelpas.
Cohd esitò un attimo prima di rispondere, e diede uno sguardo alla leonora che teneva in mano.
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“Lei dice di non credere agli dei: non è una cosa così comune da queste parti, specialmente per un uomo della sua età” cominciò, “ciò porterebbe a pensare a lei come una persona dalla mente aperta, capace di porsi delle domande, di rifiutare ciò che assurge a «legge» per semplice «sentito dire». Considerato quanto ho appena detto, mi chiedo se lei crede davvero a quanto racconta, cioè: lei crede davvero a queste storie di spettri, draghi, demoni?” chiese, occultando qualche nota di scherno dietro il tono educato.
“Figliolo” cominciò Phelpas, con voce bassa e calma, “le nostre culture si basano tutte su miti e leggende dai contorni incerti: l’uomo ha sempre avuto bisogno di cercare oltre la realtà tangibile, ha sempre gettato uno sguardo al di là, nella terra del mistero e dello sconosciuto. Se le persone si riducessero a osservare il semplice scorrere degli eventi, senza provare a immaginarne le cause, molte scoperte non sarebbero state fatte, e la vita sarebbe di certo meno interessante. In un certo senso, si potrebbe dire che noi uomini siamo stati creati per cercare, per immaginare, sperare e credere: se così è stato, un motivo ci sarà, non pensi?”.
Cohd si stampo’ in faccia un sorrisetto amaro e cominciò a scuotere la testa.
“Le sue argomentazioni sono molto povere di senso. Tanto per cominciare, penso proprio che non si scopra nulla di nuovo se si crede di avere già tutte le risposte: per
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questo, la ricerca e la critica della realtà che ci circonda è cosa ben diversa dal cieco abbandono a un concetto preconfezionato, quale può essere il credere che i fulmini provengano dagli dei, o che gli dei aiutino e puniscano gli uomini nella loro vita quotidiana. Credere a qualcosa che non è dimostrabile con la ragione serve solo a illudersi, e di conseguenza a rimanere delusi” disse, “accade però spesso che si continui a credere fino alla morte, per sempre, e in questi casi possiamo quasi dare una valenza positiva al credere, all'illudersi. Prendiamo, per esempio, chi crede nei paradisi ultraterreni: è probabile che un individuo che presta fede a queste idee condurrà una vita più felice, considerando che pensa lo aspetti una vita di beatitudine dopo la morte; in questo modo, la sua esistenza sarà priva del fardello di dare un senso al presente, all’attimo corrente, con i conseguenti benefici. Ma è così solo per quelli che hanno la fortuna di non imbattersi in situazioni che dimostrino l'assurdità delle proprie convinzioni. In tali circostanze, il mondo rischia di pioverti addosso, perché si è costretti a rendersi conto di quanto stupidi si è stati. Si pensi per esempio a una donna innamorata di un bruto, che, dopo anni di cieca devozione, scopre all’improvviso di essere incastrata in un matrimonio infelice. Ma in effetti, come dice lei, l'essere umano è piuttosto bravo nel rifuggire da queste situazioni: spesso preferisce brancolare nell'ombra, aggrapparsi con forza al primo scarabocchio mentale concepito, ed evita con accuratezza la luce della ragione. La donna, per esempio, potrebbe «scegliere di non vedere» i difetti del marito, e continuare a credere che tutto
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vada bene. Sì, penso si potrebbe concludere che la maggior parte degli esseri umani ami credere, e che in effetti solo in pochi possano riconoscere questo tipo di stupidità. In definitiva, possiamo desumere che l'irrazionale attività del credere sia una caratteristica degli stupidi”.
Dopo quelle ultime battute la conversazione ebbe difficoltà a ripartire per com'era iniziata, ma riuscì comunque a riprendere vita prima della fine del pasto. Decisero di uscire dal locale proprio quando i due vecchi cominciarono a raccontare le loro storie di sedie e sgabelli. Cohd era rimasto in silenzio fino ad allora.
“Cosa c'è Cohd?” chiese Arohn, quando si ritrovarono in prossimità delle porte di Seidirèe.
“Niente, mi hanno solo dato fastidio quei due” rispose.
“Le tue ragioni mi sembrano giuste, ma bisogna ammettere che, dopo aver visto quegli scheletri a Kikkàvuru, c'è davvero da chiedersi a cosa credere, e a cosa no” disse Seth.
“Il fatto che avessero l'aspetto di scheletri non ci autorizza a dare per vere tutte le idiozie che sentiamo in giro” puntualizzò Cohd, “sono sicuro che c'è una spiegazione logica a tutto”.
“Va bene, in fin dei conti hai ragione: non dobbiamo di certo farci prendere dal panico. Piuttosto, adesso cosa facciamo?” chiese Seth.
Cohd cominciò a pensare.
“Di certo non possiamo metterci in marcia ora per raggiungere un'altra città: sia noi che i nostri lamu abbiamo bisogno di recuperare le energie” disse, “in più, quella
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creatura potrebbe apparire da un momento all'altro. Il mio consiglio è quello di spendere tutte le rupie che ci rimangono per affittare una camera nell'ostello più protetto della città: dobbiamo sperare che il min’kiàdolore non ci trovi, o che venga respinto dalle forze dell'ordine locali mentre noi siamo al sicuro. Nel caso non si presenti, fra mezza giornata potremo riprendere il viaggio verso una città vicina, della quale, comunque, ignoriamo ancora l'esistenza. Oppure potremmo percorrere il fiume in direzione sud-est”.
“Vorresti dormire per mezza giornata quindi?” chiese Arohn.
“In effetti è un po' troppo, forse” ammise Seth.
“Possiamo fare anche di meno, ma non so quanto ci conviene: in fondo quello in cui dovremo dormire potrebbe essere il posto più sicuro nel quale ci troveremo nei prossimi tre giorni” disse Cohd, aggiustandosi il fazzoletto rosso che teneva stretto al collo.
Presero le scorte, le attrezzature e le armi che avevano lasciato sui lamu e iniziarono a percorrere il viale principale, verso il centro della città. Le strade di Seidirèe si dipanavano formando degli ottagoni pressappoco concentrici, racchiusi gli uni dentro gli altri, e collegati per mezzo di strade che ne congiungevano gli angoli. La piazza più celebre si trovava in corrispondenza del centro degli ottagoni: lì sorgeva la maggior parte degli ostelli, delle taverne, delle osterie, e dei negozi di curiosità e prodotti locali. I tre avanzarono con circospezione tra i palazzi dai vivaci colori e dalle balconate in ferro adorne di fiori e piante di vario genere.
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Cohd avvertì qualcosa di sospetto nell'atmosfera.
'Perché ho un brutto presentimento?' si chiese.
“Sarà pure una città famosa, ma all'ora di punta per le strade non si vede nessuno” fece notare Arohn.
“E' vero: non c'è anima viva. Non trovate sia strano?” chiese Seth.
“Sì” rispose Cohd, non appena arrivarono alla piazza centrale, del tutto deserta.
All'improvviso si innalzò un'alta barriera di fuoco, che sbarrò la strada dalla quale provenivano.
'Ma certo! Quello che sentivo era l'odore del liquido infiammabile. E' una trappola!' pensò Cohd, voltandosi allarmato.
“Ma che diamine succede?” esclamò Arohn, scattato subito in guardia.
‘Fiamme che appaiono all'improvviso!’ osservò Seth, ‘una stregoneria!’.
Altri tre muri di fuoco apparvero, bloccando tre delle strade che procedevano dalla piazza verso l'esterno. Poco dopo giunsero decine di soldati imperiali, armati di lance e spade, a impedire le rimanenti quattro vie di fuga.
“Sono soldati dell'impero! Ma perché ci hanno intrappolato qui?” si chiese Seth, pronto a sfoderare la sciabola.
“Di certo è molto strano, ma credo stessero aspettando proprio noi” aggiunse Cohd.
“Che cosa facciamo? Non possiamo rimanere impalati!” esclamò Arohn, gettando sul lastricato i bagagli che stava trasportando per impugnare l'ascia acquistata a Kikkàvuru.
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Furono sorpresi nel notare che nessuno dei soldati stava avanzando verso di loro: si limitavano a mantenere la posizione.
A un tratto, dal tetto del palazzo che più di ogni altro sporgeva all'interno della piazza, emerse una figura incappucciata, indossante un'ampia tunica rosso scuro, decorata da svariati ghirigori color arancio.
“Bene bene bene, che bella situazione!” disse a gran voce la ragazza appena entrata in scena, togliendosi il cappuccio, e rivelando dei corvini capelli ondulati e ricci.
'Ma quella è Deferkik, il berillio amaranto! Cosa ci fa qui?' si chiese Cohd, sconvolto.
“Guarda un po' chi si è messo a vagabondare per il deserto, ditemi voi se non è Cohd” esclamò Deferkik, dall'alto dell'edificio.
Seth ed Arohn si voltarono verso di lui.
“La conosci?” gli chiese Seth.
“Eravamo compagni all'accademia” cominciò subito Cohd, senza nascondere la sua preoccupazione, “al mio segnale seguitemi: ho un'idea per scappare, però dovrete fidarvi” sussurrò.
“Mi è stato dato l'ordine di catturarvi dall'imperatore in persona” continuò Deferkik, con le mani ai fianchi, “come ben capirete, vi trovate in trappola, quindi arrendetevi senza fare storie, e tutto andrà per il meglio”.
‘Qui c'è qualcosa che non va’ pensò Seth, ‘perché Cohd conosce quella maga? Perché questi soldati ci vogliono catturare? Cohd ci sta senz'ombra di dubbio nascondendo qualcosa!’.
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‘Oh, merda, che brutta situazione!’ si disse Arohn.
“Seguitemi!” esclamò quindi Cohd, iniziando a correre con la spada stretta tra le mani.
Fuggirono verso la prima strada sbarrata dalle fiamme alla loro destra. I soldati più vicini si mossero, pronti a fermarli.
“Ma che state facendo? Non mi avete ascoltato? Siete in trappola!” esclamò Deferkik, contrariata.
“Seguitemi oltre le fiamme!”, Cohd si voltò solo un attimo verso i compagni, poi si lanciò, e scomparve dietro il muro di fuoco.
Titubanti, Seth ed Arohn rallentarono, ma quando i soldati armati li incalzarono, decisero di attraversare anche loro la barriera infuocata: seppur con una certa riluttanza, vinsero il loro istinto, e spiccarono un salto verso le fiamme. Con grande sorpresa e sollievo, si ritrovarono ad atterrare sani e salvi sul polveroso lastricato dall'altra parte del muro.
‘Perché non ci siamo bruciati?’ si chiese Seth, osservandosi le vesti.
“Il fuoco si sviluppa su di uno strato sottile di infiammabile cosparso sul terreno” spiegò Cohd, aiutando Arohn a rialzarsi, “se si attraversa in fretta la barriera, le fiamme non hanno il tempo di attecchire sulle vesti”.
“Sei proprio pieno di sorprese!” esclamò Arohn.
“Altri guai in vista: ci sono dei soldati anche qui!” avvertì Seth, indicando un manipolo di fanti capitanato da un cavaliere di viverna, in movimento verso di loro.
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“Circondano tutta la zona! Bastardi!” esclamò Arohn.
“Allora, Seth, ho bisogno del tuo aiuto: dovrai prendere il controllo della viverna” cominciò Cohd, intento a studiare la situazione.
“Ma Cohd, che sta succedendo? Perché ci inseguono? Cosa vogliono da noi?” gli chiese lui.
“Giuro che non lo so, non riesco a immaginarlo! Ma per adesso dobbiamo comunque scappare, quindi, per favore, ascoltami: ce la fai a salire su quella viverna?”.
“Si trova al centro della formazione, non posso raggiungerla senza essere attaccato!” contestò.
“Tranquillo: penserò io a distrarre i soldati. Tu occupati della viverna” tagliò corto Cohd, avanzando di qualche passo verso i soldati.
“Come intendi fare?” chiese Arohn.
Cohd non rispose. Alzò fin sopra al naso il fazzoletto legato dietro al collo, e puntò una mano contro la schiera: pian piano i granelli di sabbia sul terreno cominciarono a muoversi, con velocità sempre maggiore, fino a formare un vortice opaco, vasto quanto l'ampiezza della strada stessa.
“Sei un mago?” esclamò Arohn, sorpreso.
“Un utente delle arti mentali” rispose Cohd.
‘Poteva anche dircelo prima!’ pensò Seth, irritato e incerto sul da farsi, ‘mi chiedo quanto sia prudente assecondarlo...’
“Ecco come hai fatto a guarire così in fretta dalla ferita dello scafazzacristiani” disse Arohn.
“Esatto”, usò la tempesta di sabbia da lui creata per accecare i soldati.
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Seth colse al volo il senso di quell'azione, e in un istante decise di continuare a fidarsi, almeno per il momento. Doveva sfruttare l'occasione: cominciò subito a correre verso il muro, poi si servì della scalinata e del corrimano di un ingresso per guadagnare altezza, e sfruttò l'attrito degli stivali per correre in orizzontale sul muro, come solo i soldati addestrati nel suo paese sapevano fare. Arrivato in corrispondenza del suo obbiettivo, approfittò della parete stessa per darsi lo slancio, e balzare fin sulla schiena della viverna al centro della strada. Il soldato corazzato che la comandava, prima ancora di capire quanto stava accadendo, venne colpito da una palla di fuoco lanciata da Cohd: a Seth non restò che spingerlo giù con un calcio per prendere il controllo della creatura.
“Spero che Seth sappia come domare quel lucertolone!” esclamò Arohn, facendo saettare le lame fuori dal marchingegno sulla sua mano.
La viverna, infastidita dal turbinare della sabbia, cominciò a dimenarsi, e a travolgere le truppe che si trovavano attorno. In un primo momento, Seth si limitò a rimanere aggrappato alla consistente cresta della creatura per non essere sbalzato via dalla sella, poi afferrò le redini, e tentò di conferire un ritmo più ordinato all'andatura.
“Da questa parte!” gli disse Cohd, avvicinandosi insieme ad Arohn.
Senza troppi sforzi, Seth riuscì a dirigere la viverna verso di loro. Prima di salirci sopra, Arohn dovette usare l'ascia un paio di volte per tenere lontani i soldati. Nel
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frattempo, Cohd, che aveva già cominciato ad arrampicarsi sul grande rettile, scatenò ancora una volta il vento per coprire la ritirata del compagno. Infine, quando anche Arohn montò sul dorso della creatura, Seth le diede un colpo con le redini, per ordinarle di ripartire. La viverna ricominciò quindi a muoversi con rapidità tra i soldati, in direzione dell'uscita della strada.
“Incompetenti! Stanno scappando!” strillò Deferkik, entrata in scena da dietro la barriera di fuoco, “meno male che ho pensato anche a questo”.
Un nuovo muro di fuoco apparve, sbarrando la via dalla quale i tre stavano fuggendo. A causa di una coincidenza di tempi, la viverna si ritrovò tra le fiamme, con metà del corpo da una parte del passaggio, e metà dell'altra. L'istinto le ordinò di fuggire, così affrettò il passo, e il tentativo di Deferkik di ostacolarla finì per essere vanificato.
“E' scappata!” esclamò lei, delusa, “stavolta l'errore è mio” sussurrò, “datemi un cavallo, presto!”.
I tre erano intanto riusciti a districarsi fra le vie della città, e a colmare buona parte della distanza che li separava dal deserto. In breve sarebbero forse anche riusciti a raggiungere la meta se non fosse stato per l'ennesimo muro di fuoco che si innalzò all'improvviso davanti a loro.
Cohd, si guardò alle spalle: alcuni cavalieri, tra i quali la stessa Deferkik li stavano inseguendo.
“Maledizione!” esclamò.
“Presto, cambiamo direzione!” urlò Arohn, indicando la via alla loro destra.
Seth ordinò allora alla creatura di svoltare.
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“Non andrete lontano!” disse Deferkik, scagliando contro di loro tre palle infuocate.
Cohd provvide a deviarle con la sola forza della mente, in modo che non li colpissero.
“Non è giusto! Allora prendete questo!” esclamò Deferkik, tirando fuori dalla tunica una sfera lucida per lanciarla subito nella loro direzione.
“Cohd, ne arriva un'altra!” esclamò Arohn.
“Non è una palla infuocata” constatò lui.
“E che cos'è?”.
“Non lo capisco, è troppo lontana ancora” ammise.
Prima che potessero organizzare le dovute contromisure, la sfera esplose, e liberò nell'aria davanti a loro una polvere argentea.
“E' magnesio! Chiudete gli occhi!” esclamò Cohd, controllando il vento attorno a loro per spazzarlo subito via.
Prima che Cohd potesse concludere l'operazione, Deferkik usò i suo poteri per accendere la polvere: miriadi di accecanti scintille bianche esplosero attorno ai tre. La viverna ruggì per lo spavento e per il dolore: nonostante gli accorgimenti di Cohd, gran parte del suo corpo era stato ustionato. Tra i tre, però, nessuno sembrava aver subito particolari danni.
“Cos'è successo?” esclamò Arohn, che aveva tenuto gli occhi chiusi durante le esplosioni.
“Potete ritornare a vedere: se non aveste seguito il mio consiglio, non avreste potuto” rispose Cohd.
“Dobbiamo curvare a sinistra: è apparsa un'altra parete di fiamme davanti a noi!” affermò Seth, tendendo la briglia.
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“Non mi piace: non sono più alle nostre calcagna” notò Arohn.
“Avranno girato a sinistra prima di noi per tenderci un agguato” ipotizzò Cohd.
“E allora che si fa?” chiese Seth.
“Inversione di marcia” rispose Cohd.
Seth tirò le redini, e si sorprese della rapidità con cui riuscì a eseguire la manovra.
‘All'inizio la viverna non sembrava così bendisposta a collaborare’ pensò, ‘è come se una qualche forza mi stesse aiutando a calmarla e comandarla. Che si tratti di Cohd?’
“Ripercorriamo i nostri passi, e poi svoltiamo nella strada che dovrebbero avere imboccato loro” propose Cohd, attento a reggere il camaleone, ancora aggrappato alla sua giacca.
Seth eseguì le istruzioni: si ritrovarono a percorrere una via sgombra da minacce, occupata solo da qualche spaurito passante. Come previsto, al primo incrocio intravidero gli inseguitori a cavallo alla loro destra.
“Ma come sarebbe a dire?” esclamò Deferkik, notando il loro passaggio, “ci hanno aggirato! Inseguiamoli!”.
Seth fece molta attenzione a mantenere il centro della strada, in modo da non essere intralciato dalla gente e dalle bancarelle.
All'improvviso un cerchio di fuoco apparve sulle mura di un edificio alla loro sinistra, e si flesse come un rovente sospiro verso l'alto e verso il centro della via.
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“Destra!” esclamò Arohn.
Seth ordinò alla viverna di evitare l'ostacolo: ci riuscì.
“Incredibile: hanno cosparso di liquido infiammabile tutta la città” commentò Cohd, sorpreso.
“Sono ancora dietro di noi” riferì Arohn, osservando il gruppetto di cavalieri.
All'improvviso, diversi altri cerchi e triangoli infuocati apparvero sulle pareti che delimitavano la destra della strada.
“Sinistra!” urlò Arohn.
Seth si adoperò ancora una volta per schivare le fiamme.
“Dei maghi sui tetti!” esclamò Arohn, dopo aver notato la presenza di individui incappucciati sui palazzi intorno a loro.
Questi liberarono nel cielo una pioggia di palle infuocate. A complicare la situazione, contribuirono le fiamme scagliate dalla stessa Deferkik.
“Destra!” esclamarono in coro Arohn e Cohd.
Grazie allo spostamento, e al vento scatenato da Cohd, riuscirono a evitare la prima raffica.
“Sinistra! Destra! Più veloce!”.
La viverna fu colpita da alcuni degli attacchi, ma nonostante ciò continuò ad avanzare alla stessa velocità.
“Siamo quasi all'uscita!” fece notare Seth, ‘possiamo farcela!’.
La porta sud-est della città, e il fiume Lele oltre di essa, si trovavano proprio davanti a loro.
“Non devono scappare! Ah, finalmente sono arrivati gli altri due cavalieri di viverna!” disse Deferkik, mentre le due grosse creature sopraggiungevano alle sue spalle, e la superavano da entrambi i lati.
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I tre erano nel frattempo riusciti a oltrepassare le porte, e ad arrivare alla sponda del corso d'acqua.
“Questo coso sa nuotare?” chiese Arohn, allarmato.
“Dovrebbe, e poi qui non è molto profondo” affermò Cohd, osservando le pale di un mulino ad acqua sullo sfondo alla loro sinistra.
“Allora andiamo” disse Seth, ordinando alla creatura di gettarsi nell'azzurro del Lele.
Al tuffo corrispose un abbondante spruzzo, che bagnò quasi del tutto Seth, e in parte Cohd.
“I cavalli dovranno rallentare a causa del guado” disse Cohd, asciugandosi la faccia con la manica.
“Però ci sono altri due lucertoloni che ci inseguono!” affermò Arohn, indicandoli.
“Abbiamo un discreto vantaggio su di loro” disse Cohd, osservando il modo in cui la loro cavalcatura si muoveva tra le piante di papiro, le canne e le ninfee.
Riuscirono a raggiungere la riva opposta quando i loro inseguitori entrarono in acqua.
“Bene, adesso dobbiamo correre e non fermarci mai più” disse Seth, lasciando alla viverna libertà d'azione.
“Esatto. Se tutto va bene, dovremmo avercela fatta” si incoraggiò Cohd.
“Non vorrei essere portatore di brutte notizie, ma, cos'è quella cosa lassù?” chiese Arohn.
I tre si misero a scrutare il cielo.
“Grandi ali frastagliate...” cominciò Seth, nervoso.
“Una coda lunga e sinuosa...” aggiunse Cohd, sentendo un brivido attraversargli la schiena.
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“Viene verso di noi! Non sarà mica...” esclamò Arohn, cercando lo sguardo dei suoi due compagni.
“Il min’kiàdolore” disse Cohd, bianco in volto.
La sagoma dell'azzurra creatura si faceva sempre più grande, sempre più vicina.
“Che facciamo?” chiese Seth, con voce alterata.
“Non possiamo tornare in fretta verso la città: il fiume ce lo impedisce” pensò a voce alta Cohd.
“Non ci resta che affrontarlo, allora” concluse Arohn, non troppo entusiasta.
“Sì, penso che finirà così, ma finché siamo in tempo andiamo verso quel mulino, forza!” esclamò Cohd.
‘Mulino? Cosa avrà in mente?’, Seth ordinò alla viverna di ripiegare verso la costruzione alla loro sinistra.
I soldati che li stavano inseguendo furono stupiti nel notare il loro improvviso cambio di direzione.
“Capitano, cos'è lì in cielo? Forse stanno scappando da quello” disse uno dei soldati a cavallo, rivolto a Deferkik.
“Quello? Ah, hai fatto bene a farmelo notare, credo di avere capito: sarà meglio ritirarci per il momento. Ritirata!” ordinò Deferkik.
Nello stesso momento, Seth, Cohd ed Arohn furono costretti a porre fine alla loro avanzata: la creatura stava atterrando proprio davanti a loro.
“E' un essere potente e letale, quindi non dobbiamo per nessun motivo sottovalutarlo!” disse Cohd, rivolto perlopiù ad Arohn.
“Eccolo!” esclamò Seth.
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“Tutti pronti!” disse Cohd, reggendosi alla spalla di Seth per ergersi più in alto.
Il min’kiàdolore balzò con agilità di fronte a loro: attutì il rapido atterraggio con una piccola inflessione delle robuste zampe, poi spalancò le fauci e ruggì.
Quel verso acuto penetrò nell'animo dei tre sventurati, e distrusse ogni traccia della loro sicurezza, per lasciare spazio al terrore più totale.
MIN 'KIA'DOLORE
Rettile Tempesta dell'Azzurro
Tra i nembi di polvere alzatisi dalla sabbia, la creatura riapparve agli occhi di Arohn, Cohd e Seth, con il suo corpo aggraziato e terrificante: due grandi occhi verdi, con pupille nere, sottili e acuminate come oscure fessure, imperavano su di una testa liscia, azzurra, affusolata; da ciascun lato del cranio si dipartiva un'enorme e lunga punta ossea, ritorta verso l’interno, verso la bocca; questa, spalancata in un'inquietante smorfia, mostrava il rossore della gola, e una serie di denti bianchi e aguzzi, tra i quali spiccavano gli sviluppati canini. Su quel capo, al contempo nobile e spaventoso, si sviluppava una cresta formata da sporgenze azzurre, triangolari e appuntite, che si susseguivano fino a raggiungere la punta estrema della coda, terminante con due stretti aculei. Il resto del suo corpo era snello, slanciato, e velato da una livrea di un azzurro intenso, intervallata a tratti da nere strisce verticali, che si risolvevano in forma di punte affilate sui fianchi. Le due possenti zampe posteriori lo piantavano con fermezza
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sul terreno sabbioso, mentre le altre due, più flessibili e meno robuste, erano dotate di dita semi-prensili, utili per afferrare le prede. Inoltre, le ali membranose e retrattili, che sbucavano da sopra l'attaccatura degli arti anteriori, gli conferivano la capacità di ergersi verso le sommità dei cieli, e di domare anche i venti più impetuosi. Infine, la coda lunga e serpeggiante contribuiva a donare a quell’essere tigrato, azzurro e nero, l'eleganza da sempre legata alla sua immagine, e ai racconti di terrore che aleggiavano intorno ad essa.
‘E‘ la resa dei conti’ pensò Seth, ‘ieri Arohn ha avuto solo un assaggio della forza di questa creatura, e, com'è evidente, è riuscito solo a ferirla. Non so se riusciremo a farcela’.
“Aggiriamolo!” esclamò Cohd.
Seth cercò di convincere la viverna impaurita ad eseguire il comando. Mentre cominciarono a spostarsi intorno al min’kiàdolore, Cohd usò i suoi poteri per comandare il vento, e accerchiare la creatura con una cortina di sabbia, in modo da impedirle la visione dei loro movimenti. La manovra non si rivelò efficace, poiché il min’kiàdolore cambiava posizione con rapidità: quando la copertura di sabbia si esaurì, i tre si resero conto di essere comunque tenuti sott'occhio.
“Tutto inutile” disse Cohd in un soffio, deluso.
Il min’kiàdolore, grande all'incirca quanto tre viverne messe insieme, caricò i tre, e tentò di incornarli, insieme alla loro cavalcatura.
“Scatta verso di noi!” esclamò Cohd, puntando la spada contro la creatura.
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Una delle zanne ossee dell'essere colpì la viverna, e la ferì. I tre furono costretti a ruzzolare sul suo fianco, e a cadere sulla sabbia. Arohn, rialzatosi subito, approfittò della vicinanza del min’kiàdolore per sferrare un attacco con l'ascia: perse però troppo tempo per girare attorno alla viverna abbattuta, e riuscì a colpire solo una delle zanne della creatura.
“Temo servirà solo a farla infuriare” lo avvertì Seth, che insieme a Cohd aveva seguito la dinamica.
“Non perdiamo tempo! Usiamo il corpo della viverna per ripararci” disse Cohd, incitando Arohn ad avvicinarsi.
“Non possiamo difenderci soltanto!” esclamò lui.
“Potrei provare a colpirla di soppiatto” propose Seth.
“Ottima idea. Tu, invece, devi mantenere la posizione, e proteggere me” stabilì Cohd, senza distogliere lo sguardo dai movimenti incerti del nemico.
Seth, attento a non esporsi troppo, corse lontano da loro. Arohn e Cohd rimasero insieme, a spiare l'essere dal loro improvvisato nascondiglio.
“Ma che sta facendo?” chiese Arohn, notando la sfera luminosa che si era formata a mezz'aria, tra le zanne della creatura.
“Sta caricando energia! Presto, da quella parte!” esclamò Cohd.
Riuscirono a spostarsi appena in tempo: dietro di loro, una potente scarica elettrica colpì il terreno, fondendo la sabbia circostante. I due rimasero atterriti da quella visione.
Nel frattempo, Seth era riuscito ad arrivare al fianco
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della creatura, senza essere visto. Si chiese in che modo sarebbe convenuto attaccarla, vista la sua consistente mole: in breve decise che sarebbe stato meglio provare ad arrampicarsi sulle zampe posteriori, per raggiungere la testa, o un altro punto vitale.
Cohd intuì l'idea di Seth, e decise di lanciare una palla di fuoco per distrarre il min’kiàdolore. La creatura, colpita, e perciò irritata, scagliò un altro fulmine verso i due, meno potente, ma più veloce del primo. Riuscirono a spostarsi dal punto dell'impatto, ma, durante la fuga, Arohn subì una ripercussione dell'onda d'urto della scarica, e cadde a terra.
“Ah! Che succede?” urlò, raggomitolato sul terreno, con in volto un'espressione dolorante.
“Arohn!” esclamò Cohd, preoccupato.
“Non riesco a muovere le gambe!” esclamò lui, graffiando il terreno.
Cohd lanciò uno sguardo al min’kiàdolore, e notò che la sua attenzione era già tutta su Seth. Decise quindi di andare in soccorso del compagno ferito.
“L'elettricità deve averle bloccate. Fammi dare un'occhiata, presto” disse, sollevando uno dei lembi dei pantaloni logori per tastargli il ginocchio.
Intanto, Seth era riuscito ad arrampicarsi sulla zampa artigliata della creatura. Questa si era però accorta della sua presenza, e aveva cominciato ad agitare l'arto, nel tentativo di cacciarlo via. Seth tentò con tutte le sue forze di rimanere attaccato alla pelle squamata della creatura, ma non ci riuscì per molto: presto fu scaraventato nel vuoto, e cadde con violenza sul terreno. Il min’kiàdolore lo fissò
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con i suoi occhi disumani, e cominciò a caricare la sfera di energia. Seth, impotente di fronte a quell'infausto spettacolo, si rialzò, e iniziò a correre, cosciente comunque del fatto che a breve l'essere avrebbe usato il suo attacco elettrico per polverizzarlo.
‘E‘ la fine’ pensò, rassegnato.
“Seth!” urlò Cohd, in corsa verso di lui.
Non capì perché lo stesse facendo, e non seppe nemmeno ben comprendere quanto accadde dopo, quando Cohd gli si parò davanti. Si accorse però che la scossa elettrica non li stava colpendo, ma stava deviando verso il terreno. Era come se attorno ai due vi fosse una barriera invisibile, di forma sferica, e le scariche di elettricità scivolassero su di essa, evitandoli. Seth pensò si trattasse di un incantesimo di Cohd: notò che, in effetti, lui, che si trovava al suo fianco, sembrava concentrato, sotto sforzo, e teneva le braccia in tensione. La scarica elettrica non durò a lungo, ma quando finì, Cohd si ritrovò esausto.
“Tutto bene?” gli chiese Seth.
Lo vide barcollare, per poi cadere a terra, svenuto.
“Cohd? Cohd! Che hai?”, lo scosse, ‘oh, no! Per fare quella magia ha perso le forze!’ .
Il min’kiàdolore si avvicinò, lento, ma minaccioso. Seth si trovò in difficoltà nel gestire quella situazione: per fortuna Arohn arrivò a dargli manforte.
“Che succede?” chiese Arohn.
“E' svenuto, penso!” riferì Seth.
“Mi occupo io di lui”.
Arohn sollevò di peso il suo corpo.
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“Allora io cercherò di distrarre quella bestia” si ripromise Seth, con lo sguardo rivolto alla creatura che li sovrastava.
Prese una pietra dal terreno, e gliela scaraventò contro: riuscì a colpirgli il muso. Il min’kiàdolore non gradì la provocazione, e cominciò a inseguirlo. Era grande e veloce, ma Seth poteva contare sulla sua agilità, e sulle sue dimensioni ridotte. Riuscì a schivare diverse zampate, e a vanificare i tentativi dell'essere di incornarlo.
Arohn, che stava tornando sul campo di battaglia dopo aver messo Cohd al sicuro dietro la carcassa della viverna, si ritrovò davanti il dorso del min’kiàdolore: decise che era arrivato il momento di entrare in azione. Corse fino alla coda della creatura, strisciante sul terreno, e, arrivato alla distanza giusta, assestò su di essa un poderoso colpo d'ascia. Il min’kiàdolore ruggì, e cominciò a dimenare la coda, trasportando con sé l'ascia ancora infilzata, ed Arohn ancora attaccato ad essa.
Seth comprese la dinamica di quanto era accaduto soltanto quando vide il min’kiàdolore roteare su se stesso, ed Arohn attaccato all'estremità della sua coda. Decise di non avvicinarsi, ma di arrampicarsi sul mulino ad acqua che si trovava proprio accanto a lui, per guadagnare una posizione migliore: sfruttò il movimento delle ruote a contatto con il fiume per arrivare fin sopra il tetto spiovente.
Intanto il min’kiàdolore aveva deciso di cambiare strategia, e di spiccare il volo: spiegò le ali da pipistrello, e cominciò a sbatterle, alzando un immenso polverone. Arohn, costretto a mollare subito la presa, precipitò a terra: per fortuna l'altezza non era tale da potergli procurare danni.
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Seth vide la creatura passargli proprio sopra la testa: in un primo momento si allontanò verso l'alto, poi cambiò direzione, e tornò in picchiata, lanciando fulmini contro di loro con poca accuratezza, in modo disordinato. Nessuno di questi riuscì infatti a colpirli. La creatura atterrò allora una seconda volta, probabilmente dopo aver individuato Arohn, poiché si posizionò proprio davanti a lui.
Seth, dopo aver misurato ad occhio le distanze, spiccò un balzo dal tetto del mulino, e riuscì ad arrivare fin sopra la testa del min’kiàdolore. Impugnò la sciabola per colpirla, ma, prima di riuscirvi, la creatura lo sbalzò via, scrollandoselo di dosso. A Seth toccò l'ennesimo brusco atterraggio.
“Amico! Tutto bene?” gli chiese Arohn, vicino al punto in cui venne scaraventato.
“Diciamo...” rispose Seth, affannato.
Il min’kiàdolore alzò il capo e preparò ancora una volta il suo attacco elettrico. Seth ed Arohn si trovavano in una pessima situazione.
Ma proprio quando tutto sembrava perduto, i due videro una spada nera roteare nel cielo, sopra le loro teste. Una nube d'ombra avvolse il campo di battaglia. All'improvviso, un uomo in armatura, dal mantello scuro come la notte, si materializzò in prossimità della spada roteante, la afferrò, e la usò per colpire il min’kiàdolore nell'occhio sinistro.
La creatura, ruggente per il dolore, spiegò le ali, scaricò
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l'energia elettrica verso il cielo, e cominciò a sbattere sul terreno le zampe posteriori. In seguito iniziò, senza smettere di dimenarsi, ad aleggiare, e si allontanò in volo verso l'orizzonte, con ancora l'ascia di Arohn conficcata nella coda.
“E'...andato” disse Arohn, incredulo.
Sbatté le palpebre e sorrise.
“E’ andato, e noi siamo ancora vivi! Ah! Ah ah ah!”.
Seth si sollevò, e si guardò intorno: notò che l'uomo al quale dovevano la vita, semivisibile tra le ombre, sostava in piedi, dando loro le spalle.
‘Qualcuno è intervenuto...’ si disse, disorientato.
“Ci hai salvato! Che gli dei ti benedicano! Ci hai salvato! Grazie” esclamò Arohn, scorgendolo in mezzo alla nube di tenebre, che piano piano cominciava a diradarsi.
L'uomo si voltò, rivelando uno sguardo torvo e un volto severo.
“Di niente. Quella bestia può dare un po' di scocciature...se non la si colpisce nel punto giusto” disse Sakiel, con l'elsa della spada Isard stretta in mano.
“Ma tu...” bisbigliò Seth, squadrandolo, “sei il cavaliere bionico!”.
“Alcuni mi chiamano così” disse Sakiel, cominciando a incedere col suo passo meccanico.
“Il cavaliere di cui si vocifera tanto nelle osterie. Adesso abbiamo anche noi una storia da raccontare!” disse Arohn, entusiasta, “no, sul serio, se non fossi arrivato in tempo, quel mostro ci avrebbe fatti fuori: sei stato davvero forte!”, si avvicinò verso di lui.
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Sakiel si girò di scatto, facendolo trasalire.
“Mi è sembrato il minimo. Ora penso fareste meglio a sparire da qui, prima che quei soldati imperiali si rimettano sulle vostre tracce” disse.
“Come fai a sapere dei soldati? Cosa ne sai?” chiese Seth, avido di spiegazioni.
“Non ne so molto di più di una qualsiasi persona capace di fare questa domanda. Ho solo controllato i loro movimenti da prima che arrivassero a Seidirèe. Non so in che situazione vi troviate, ma sembra un bel guaio a giudicare dalla quantità di uomini che vi inseguono” disse Sakiel, senza smettere di camminare.
“Davvero hai controllato i loro movimenti?” chiese Seth, tentennante.
“Fratellone! Ah, sei qui! Perciò, messo al tappeto quel drago?” chiese Ehileen, sopraggiunta a cavallo di Liberty, e seguita da Saleh con il suo lamu.
“Ti ho già detto che non era un drago” rispose Sakiel, con la sua voce fredda e monotona.
“Come no? Dimmi tu come fa un lucertolone alato a non essere un drago?” disse Ehileen, ravviandosi il ciuffo di capelli che le eclissava l'occhio.
Arohn notò subito la bellezza provocante della ragazza.
“La stessa cosa che dico sempre anch'io!” esclamò scherzoso.
“Maybe era un amigo!” disse Saleh, con un sorriso largo e smagliante stampato in volto.
Seth rimase turbato dall'apparizione di quel curioso individuo: era alto, e la sua pelle era grigia, lucente; non
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aveva capelli, e la sua testa terminava con una punta all'indietro, che contribuiva a donargli un aspetto idrodinamico; aveva inoltre mani palmate, e delle protuberanze a forma di falce attaccate agli avambracci, simili per qualche ragione a delle pinne.
“Ah, voi sareste i poveretti che hanno avuto a che fare con quel drago, non è vero? Noi siamo...” cominciò Ehileen.
“La smetti di rivelare la nostra identità a tutti quelli che incontri?” la interruppe Sakiel.
“Ah, stai zitto! E' colpa del tuo atteggiamento asociale se siamo a vagare soli in mezzo al deserto! E poi questa è gente di cui possiamo fidarci: di certo una spia di Molloch non si sarebbe fatta inseguire in quel modo da un drago!” esclamò Ehileen, scendendo con un balzo dalla sella di Liberty.
“Non era un drago” precisò Sakiel.
“A chi importa che cos'era? Tanto ormai non c'è più! Comunque, come stavo dicendo, il mio nome è Ehileen, questo è mio fratello Sakiel, meglio conosciuto con il nome di «cavaliere bionico», e dietro di noi c'è Saleh, un uomo dell'acqua, abitante della Panfilonia. Ma che hai alla mano?” disse, nel momento in cui strinse la mano artigliata di Arohn.
“Ah, niente, è un congegno...” rispose lui, mostrandole il meccanismo che faceva scattare le lame, “comunque il mio nome è Arohn, mentre questo giovane ammantato da capo a piedi alla mia destra è Seth”.
“Sì, è il mio nome” confermò lui, ‘potevo anche presentarmi da solo...’.
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“Ah ah, certo che siete proprio una bella coppia” ridacchiò Ehileen, “ma con voi non c'era una terza persona?”.
Arohn e Seth sembrarono ricordarsi solo allora del loro compagno Cohd.
“Sì! Era svenuto: dobbiamo andare a vedere come sta” disse Arohn.
Non ci fu bisogno di percorrere molta strada, perché Cohd stava già venendo loro incontro: aveva un passo incerto, un'aria non troppo sveglia, e teneva tra le mani il suo camaleone, in apparenza privo di vita.
“Cohd, come stai? Già ripreso? Cos'è successo al tuo animaletto?” chiese Arohn, vista la sua espressione confusa.
“Il mio camaleone si riprenderà, e anch'io sto bene, ma...cos'è successo qui?”.
“Che tu ci creda o no, il leggendario cavaliere bionico è venuto a salvarci!” disse Arohn, con entrambe le mani rivolte verso Sakiel.
“Il cavaliere bionico?” chiese Cohd, sempre più perplesso.
“Non mi dire che non hai mai sentito parlare di lui? Persino nella città di Carrapìpi sanno chi è! Comunque sia, io sono sua sorella Ehileen, piacere di conoscerti Cohd”.
“Et me is Saleh!” disse Saleh, avvicinandosi.
Cohd trattenne il respiro per qualche secondo, poi espirò, e continuò a guardare i tre nuovi arrivati.
“Avete ucciso il min’kiàdolore?” chiese, rivolto a Sakiel.
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“Chi può dire quando quella bestiaccia è davvero morta!” si intromise Arohn.
“L'ha infilzato nell'occhio con la spada” aggiunse Seth.
“Per esperienza personale vi posso dire che poche cose sopravvivono a uno scontro con mio fratello” si intromise Ehileen, curiosando a destra e a manca con l'unico occhio visibile.
Cohd rimase in silenzio per qualche attimo, poi disse “bene”, e annuì con la testa.
“Comunque, come vi ho già detto, è meglio se vi affrettate” disse Sakiel, salito sul cavallo.
“Certo, quei soldati potrebbero essere qui a momenti” ricordò Cohd, destandosi all'improvviso.
“Ma la viverna è morta” fece notare Seth.
Cohd guardò Seth, Seth guardò Arohn, quindi Ehileen guardò Sakiel, e infine anche Saleh rivolse uno sguardo a Cohd.
“Io non condivido il mio cavallo con nessuno” disse Sakiel, allontanandosi in groppa a Liberty.
“Ma se lo condividi già con me!” protestò Ehileen.
“Non voglio altri intoppi: mi sembra di avere già fatto abbastanza salvandoli da quella creatura”.
“Ma sono in difficoltà!”.
“E siamo disposti a pagarvi per un passaggio” aggiunse Cohd.
“Davvero?” chiese Seth, guardando Cohd con fare dubbioso, ‘ma con quali rupie?’.
“Davvero?” chiese Ehileen.
“Non ci servono le rupie. Adesso andiamo, forza Ehileen” disse Sakiel.
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“Vi faremo da guardie del corpo” insisté Cohd.
Sakiel ammutolì, serrò gli occhi, lo guardò, poi disse: “ti sembro il tipo che ha bisogno del tuo aiuto?”.
“Devi perdonarlo: lui non ha visto quello che hai fatto a quel drago” cercò di giustificarlo Arohn.
“Drago?” chiese Cohd.
“Poi te lo spiego” gli sussurrò Arohn.
“Va bene, allora saremo al tuo servizio a tempo indeterminato” propose Cohd, con lo sguardo fisso sui gelidi occhi scuri del cavaliere.
“Tempo indeterminato...” ripeté lui.
“Dai Sakiel! I soldati saranno qui a momenti!” disse Ehileen con insistenza.
Sakiel li fissò tutti e tre per un momento.
“Un energumeno con gli artigli, un mantello che sa usare la sciabola, e un mago da quattro rupie...deciderò se potete venire con noi strada facendo. Nel frattempo andiamo: abbiamo giusto un lamu in più al momento” disse Sakiel, per poi invitare la sorella a salire dietro di lui.
Cohd, Arohn e Seth si scambiarono ancora una volta gli sguardi.
“Direi che è meglio cogliere al volo l'occasione!” ridacchiò Arohn.
“Siamo sicuri di stare facendo la cosa giusta?” chiese Seth.
“Penso di sì, visto che quei soldati sono ancora lì da qualche parte” affermò Cohd, “c'è qualcuno così gentile da spiegarmi durante il viaggio come abbiamo fatto a sopravvivere al min’kiàdolore?”.
 
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